Lettera aperta ai membri della Direzione di Radicali Italiani
di Lorenzo Strik Lievers e Olivier Dupuis
Cari compagni,
nella faticosa ricerca di un compromesso sul nuovo Statuto di +Europa tra i soggetti fondatori (Radicali Italiani, Forza Europa e Centro Democratico), sembra che sia rimasto un solo e tutto sommato marginale punto di contrasto: la figura e il ruolo del coordinatore “transitorio” di +Europa, nella fase che va dal lancio della campagna di iscrizioni alla tenuta del primo Congresso. Non è così: il problema del coordinatore non è l’unico ed è solo un effetto, non la causa, di un problema più grande e politicamente fondamentale.
Nella proposta di Statuto provvisorio di Gianfranco Spadaccia – proposta accettata senza emendamenti e obiezioni da FE e CD – sono previsti un coordinatore e due vice-coordinatori, eletti da un Consiglio Direttivo di 15 membri, cinque per ciascuno dei tre soggetti fondatori: questi organi provvisori sono incaricati di portare, entro sei mesi, +Europa alla convocazione del primo Congresso con la partecipazione di quanti nel frattempo si saranno iscritti.
In realtà, nell’unica proposta fino a questo momento depositata da Radicali Italiani, l’opposizione alla proposta di Spadaccia non è solo sulla figura del coordinatore, ma sull’impianto complessivo, al punto da rinviare il vero avvio politico di +Europa all’ottobre 2019, condizionandolo al raggiungimento di 6000 iscritti in vari Paesi europei entro il maggio 2019. In ogni caso, ammettiamo che le altre obiezioni siano superabili e tutte le riserve rimangano unicamente sul problema della governance transitoria. Dunque qual è il problema, qual è la paura?
È quella che potrebbe essere eletto coordinatore qualcuno sgradito a Radicali Italiani. Un rappresentante transitorio – in grado di rappresentare un soggetto oggi silente e paralizzato dal principio, non sostenibile, dell’unanimità – di un soggetto in via di “democratizzazione”. Una delle componenti (RI) ritiene quindi oggi che il Consiglio dei 15, previsto dalla proposta Spadaccia, possa eleggere un coordinatore che abbia a cuore non il successo del progetto di +Europa, ma l’obiettivo di fregare una delle tre componenti (quella radicale). Se dovessimo partire su questi basi, faremmo meglio a star fermi.
Ma andiamo oltre. Perché questo coordinatore di cui Radicali Italiani non si fida ha già un nome e un cognome. Si chiama Benedetto Della Vedova. Il veto non è dichiarato, ma è esplicito. Della Vedova peraltro non è il “candidato” (o “l’autocandidato”) coordinatore, ma è quello che si suppone potrebbe raccogliere la maggioranza dei consensi nel consesso chiamato ad eleggerlo. Inoltre, è il coordinatore che, già proposto all’indomani del voto da Bruno Tabacci e Gianfranco Spadaccia, nell’ambito del massimo organismo direttivo di +Europa (l’Assemblea dei fondatori) per traghettare +Europa verso il nuovo Statuto, è stato bocciato all’inizio di marzo, all’indomani delle elezioni politiche, proprio da Radicali Italiani.
Benedetto avrà i difetti delle sue qualità, i tanti difetti delle sue tante qualità; rimane però che è stato lui, quasi due anni fa, ad individuare con i suoi amici di Forza Europa che il nuovo spartiacque della politica italiana (in realtà della stessa democrazia occidentale) sarebbe stato tra “società chiusa” e “società aperta” e quindi in primo luogo tra Europa e anti-Europa e che un “partito dell’Europa” avrebbe potuto rappresentare al meglio, anche elettoralmente, le istanze di progresso, modernità e libertà civile e economica.
Benedetto è da sempre un militante e dirigente radicale; è stato un protagonista centrale della lunga campagna politico-elettorale per la rivoluzione liberale tra l’inizio degli anni ’90 e la metà degli anni 2000. E quando ha imboccato strade diverse, non ha mai smesso di essere iscritto al Partito Radicale transnazionale e alle altre organizzazioni radicali e di partecipare alle principali iniziative politiche della “galassia”. È stato anche nella precedente legislatura una delle anime in Parlamento di una battaglia molto cara ai radicali, quella della legalizzazione della cannabis. Vorrà pure dire qualcosa?
Inoltre Benedetto è con Riccardo Magi, Bruno Tabacci e Emma Bonino una delle quattro persone che più hanno impersonato +Europa alle scorse elezioni ed è l’unico dei quattro che è rimasto fuori dal Parlamento. Sarebbe potuto accadere a chiunque di loro e questo rende il veto nei suoi confronti ancora più ingeneroso.
Ci sembra che questa obiezione sulla questione del coordinatore non sia altro che la ratifica, pur non dichiarata, del veto su una persona e in quanto tale sia profondamente anti-radicale. La questione tutto sommato si riassume così: Radicali Italiani è pronto a fare fiducia e, alla fine, a farsi fiducia?
Se Radicali Italiani ritiene di avere bisogno di più tempo per prendere una decisione definitiva, in questo caso c’è, come sapete, l’ipotesi, che è anch’essa in campo, di consentire l’avvio di +Europa con chi ci sta (soggetti fondatori e iscritti individuali) riconoscendo una riserva che consenta a RI di entrare a pieno titolo in un secondo tempo, a parità di condizioni, o di decidere eventualmente di rimanere fuori.
Pensiamo che dovrebbe apparire anche a voi evidente che sulla base di un veto personale non può partire nulla, anche se chi ne è fatto oggetto lo accettasse! Se non ci sono le basi minime di fiducia, non esistono neppure le condizioni di collaborazione, qualunque sia l’istanza di controllo immaginata per garantire gli interessi delle “parti”.
Quindi, prima che sia troppo tardi, crediamo che ciascuno di noi e di voi dovrebbe lavorare perché questi veti cadano: perché sono questi veti la condizione certa della fine dell’esperienza di +Europa.
Rendiamoci conto di che cosa questo comporterebbe, proprio e in primo luogo da un punto di vista radicale. Oggi di fronte a quel che sta accadendo in Italia e in Europa, con il drammatico travolgimento dello stato di diritto e della democrazia liberale che sta avanzando, il problema non è quello delle “piccole” operazioni per arrivare a eleggere qualche parlamentare europeo o italiano. Si tratta di misurarsi con il compito gigantesco e nuovo di concepire e avviare una ricomposizione e rifondazione delle forze a vario titolo democratiche di questo paese, tale da rendere possibile un’alternativa nel segno della civiltà democratica europea.
In questa partita + Europa può avere un suo ruolo di primo piano da giocare, ben al di là di quello che è stato il suo risultato elettorale, perché ha tutto il diritto e la forza di proporsi in questo confronto, in questo indispensabile grande dibattito nel paese e con tante forze culturali e politiche, come il raggruppamento che per primo e a lungo da solo ha capito quale era e sarebbe stata la partita. Perché è, perché continua a chiamarsi +Europa: questo ci può assicurare, in partenza, autorevolezza, prestigio, capacità di operare come un polo di iniziativa aggregante sul piano elettorale e degli schieramenti politici; e ci assegna le responsabilità che ne conseguono. Questa straordinaria occasione – che non ci è capitata, ma che ci siamo costruita – sarebbe evidentemente gettata via irrimediabilmente se lasciassimo cadere e disperdere l’impresa di +Europa. Oggi il nome e l’immagine di +Europa rappresentano il volto e la figura con cui anche i radicali possono – se vogliono, se osano, se ne hanno la fantasia e la capacità – tornare a giocare un ruolo di primo piano, come altre volte in passato. Se ne faranno a meno, se “ne faranno economia”, per usare l’espressione cara a Pannella, non potranno che ripartire dalla condizione e dalla figura della piccola forza marginale ed emarginata.
Sarebbe, a maggiore ragione, triste e deprimente un esito di questo genere se fosse il risultato della tentazione di far valere una banale pregiudiziale “identitaria” (i “veri” radicali contro tutti), di una spaccatura non tanto con le altre forze di +Europa, ma in primo luogo fra radicali – di nuovo! – e infine di un veto contro chi per primo ha lavorato per portarci ad assumere il ruolo di avanguardia che, se vogliamo, può essere il nostro. E ciò in una fase in cui ci è richiesto uno sforzo di fantasia, generosità e di aggregazione davvero straordinaria.
Quindi il nostro appello è che la Direzione di Radicali Italiani possa approvare la proposta del radicale Gianfranco Spadaccia e avviare il percorso costituente di +Europa senza veti ad personam e chiusure politiche insensate agli attuali compagni di strada.
Non capisco questa posizione miope dei radicali italiani. Io che nasco nativo di +Europa, attraverso +Europa, mi stavo avvicinando ai radicali italiani (in quanto il loro comportamento lasciava presumere che fossero capaci di analizzare correttamente il mondo contemporaneo e proporre le misure adeguate per il suo governo). Ma se le loro decisioni non dovessero essere auspicate da questa lettera aperta, oltre ad essere molto deluso da tanta miopia sarà gioco forza, per me, orientarmi verso chi d’altri si mostrerà adeguato alle sfide deli anni ’20 (e potrebbero non essere i radicali italiani).
** Ma se le loro decisioni non dovessero essere quelle auspicate da questa lettera aperta, oltre ad essere molto deluso da tanta miopia sarà gioco forza, per me, orientarmi verso chi d’altri si mostrerà adeguato alle sfide deli anni ’20 (e potrebbero non essere i radicali italiani).