15 giugno 2019
Il punto di partenza di questa riflessione è il seguente: il progetto +Europa, più che mai importante, anzi fondamentale, per l’Italia e quindi anche per l’Europa, è oggi gravemente minacciato nella sua essenza. Lo è, secondo me, non tanto in ragione delle due sconfitte elettorali, ma per vizi originari che occorre avere il coraggio di correggere tempestivamente.
Il 2,6% delle politiche e il 3,1% delle europee non ci ha consentito di superare gli sbarramenti elettorali, ma ha prima affermato e poi consolidato +Europa come un soggetto politico esistente e riconosciuto, tra quella parte minoritaria dell’opinione pubblica che ne ha potuto conoscere l’esistenza. Invece l’evoluzione interna del soggetto +Europa ha subito battute d’arresto ben peggiori e il suo processo “costituente” è di fatto abortito.
Questo documento va visto quindi come il tentativo di iniziare una radicale riflessione che consenta di capire fino in fondo le cause del mancato successo e di individuare i possibili rimedi, che consentano di rilanciare il progetto su nuovi basi.
Le problematiche centrali da affrontare sono secondo me quattro: la collocazione di +Europa; la fiducia tra i vari soci fondatori e tra gli iscritti; la responsabilità finanziaria; gli obiettivi e le campagne politiche.
1. La collocazione di +Europa
Così come non mi hanno mai “parlato” gli obiettivi del 3% e poi del 4%, non ho mai visto come orizzonte di +Europa la sua trasformazione in un’appendice esterna o in una componente interna del Partito Democratico. Credevo e credo tuttora che l’obiettivo sia la costruzione di una grande forza liberale, democratica ed europea che occupi una posizione centrale sullo scacchiere politico-elettorale. Une forza aperta certo ad alleanze con altre forze, che si riconoscono nella difesa e la promozione dello stato di diritto e nell’importanza della costruzione europea. Con il PD certamente, ma non solo con il PD e neppure obbligatoriamente con il PD. +Europa deve essere un partito “alleabile”, ma non subalterno e la sua alleabilità dipenderà in larga misura dalla sua autonomia. Quanto più +Europa sarà forte e autonoma, tanto più potrà discutere alleanze non servili.
Dal mio punto di vista ha poco senso domandarci dove stia +Europa nella topografia politica italiana: più a destra del PD, o più a sinistra? Più al centro dello schieramento politico, o equidistante tra PD e gialloverdi? Dove stava prima la Margherita, o dove è stata Scelta Civica o Fermare il Declino? Tutto le domande che rispondono al problema della collocazione politica in termini di posizionamento e non di identità o di proposte politiche sono sbagliate, perché sbagliato, cioè superato dai fatti, è ogni tentativo di ricondurre lo scontro politico alla topografia dell’Italia (e dell’Europa) pre-populista. Le cose che abbiamo detto al nostro esterno e che hanno anche funzionato – l’alternativa è tra l’aperto e il chiuso, tra nazionalismo e « europeismo », tra le libertà economiche e civili fondamentali e il ritorno a un principio d’ordine e di autorità statalista, tra razionalità scientifica e pensiero magico, tra stato di diritto e regimi autoritari – non dobbiamo solo continuare a dirle, ma dobbiamo iniziare a viverle come vera identità politica.
+Europa non deve apparire come il partito dello status quo ante, neppure di quello “europeista”, che non ritornerà nelle forme in cui l’abbiamo conosciuto, ma di una radicalità politica riformatrice opposta e alternativa a quella populista. +Europa non deve solo essere, ma apparire una forza politica che accetta la sfida del cambiamento, senza riconoscere – in questo con una differenza abissale rispetto al PD – alcuna dignità di “cambiamento” alle istanze propagandistiche del governo gialloverde, in particolare sul piano delle politiche economico-sociali, della sicurezza e della giustizia.
2. La (s)fiducia tra i soci fondatori e tra gli iscritti
Apparirà una questione noiosa, fastidiosa, inutile per i più. Invece è per me una delle cause, forse quella principale, che ci ha portato nella situazione in cui ci siamo venuti a trovare e che tanti danni ha già causato, a cominciare dalla fuga di molti di quelli che si erano entusiasmati per +Europa all’inizio del 2018 e che abbiamo nel frattempo perso per strada, se non come elettori, certamente come militanti. Parlo delle regole, delle modalità del nostro stare insieme, quindi del nostro Statuto.
La questione della fiducia (o della sfiducia) tra i soci fondatori di +Europa e tra i suoi iscritti, non è ovviamente una questione nuova. Ha, purtroppo, accompagnato il progetto +Europa sin dal suo lancio. Ha sicuramente delle radici nella diversità organizzativa e statutaria dei soggetti fondatori. Ma non solo. È anche il risultato di una riserva generalizzata, sia tra i Radicali che in Centro Democratico, sulla necessaria “cessione di sovranità” politica ed elettorale al soggetto federale. +Europa è, nel suo piccolo, la metafora dell’Unione che non si riesce a completare per le riserve sovraniste degli Stati membri. Tutte queste resistenze sono state delle vere e proprie opere di sabotaggio. In parte dichiarate, in parte perfino involontarie, ma in ogni caso oggettivamente atte a fermare il processo costituente.
È prevalsa l’idea sbagliata secondo la quale +Europa avrebbe potuto essere un soggetto più forte solo a discapito dei soggetti costituenti, e viceversa.
Ad alcuni esponenti di primo piano di questo soggetto nascente fu fatto notare al momento della redazione del progetto di statuto, nell’aprile-maggio 2018, che l’articolazione statutaria aveva bisogno di regole chiare ed uguali per tutti, e avrebbe dovuto comportare dei cambiamenti delle regole di vita interna di uno o più soggetti costituenti. La risposta fu in genere il silenzio o la considerazione di “buon senso” che non si sarebbe potuto imporre imperialisticamente regole interne ad una delle organizzazioni costituenti, nella fattispecie il Centro Democratico di Bruno Tabacci.
Come a dire che i militanti di Centro Democratico erano condannati dalla loro “natura” ai vecchi modi organizzativi democristiani, proprio quelli che furono una delle principali cause della fine della DC. È proprio da lì, da questo tabù che non viene infranto, da questo ipocrita “rispetto” per le abitudini altrui, che nasce la storia dei pullman per il congresso, dei votanti ignari e degli iscritti fasulli.
C’è stato poi un fenomeno che ha reso più difficile la presa di coscienza che l’inadeguatezza delle regole statutarie di +Europa era il carburante maggiore della sfiducia tra i soggetti costituenti e tra gli iscritti e della deriva politicante ed elettoralistica del progetto. Molti hanno confuso questa mancanza di regole chiare, uguali per tutti, di democrazia interna, con una questione di trasparenza. Un fenomeno questo, particolarmente diffuso tra esponenti di Radicali Italiani, che hanno moltiplicato le proposte di riforme statutarie in questo senso, dimenticando, come lo sottolinea opportunamente Luuk Van Middelaar a proposito delle istituzioni europee, che se “tutti i documenti (sono) disponibili on line e (se ci sono) delle telecamere nelle sale di riunione, allora il vero dibattito si sposta in note scarabocchiate e nei corridoi” 1. E sempre lo stesso autore precisa: “Nessun governo al mondo si riunisce a porte aperte. La testa luminosa che rovista la trasparenza, avida solamente di scandali, d’inganni e di dissimulazioni, distrugge in un attimo il luogo dove si stabilisce la fiducia, dove si può sottoporre un’idea alla prova del dibattito, dove si può uscire dal corsetto del proprio mandato”.
E così è proseguita +Europa. Tutti hanno continuato a fare quello che facevano e a essere quello che erano, vivendo come una costrizione insopportabile l’idea di disegnare regole comuni impegnative per tutti. E tutti hanno continuato a recitare questa parte in diretta streaming, a beneficio del proprio pubblico.
In questo quadro, a essere stato sacrificato è proprio il ruolo degli iscritti. La gran parte dei Gruppi di +Europa che si sono costituiti e che rimangono il solo strumento di iniziativa militante disponibile sono l’unico “pezzo” di +Europa che si sia sottratto alla logica del manuale Cencelli e in cui gli iscritti cosiddetti “nativi di +Europa” costituiscano la componente più significativa. Ovviamente questo è successo perché i Gruppi non esercitano nessun vero potere, neppure di rappresentanza.
Per dare spazio e protagonismo ai singoli iscritti anche sul piano statutario, serve evitare che finiscano per funzionare come truppe dei gruppi organizzati o che siano, come è avvenuto al Congresso, iscritti “di servizio” di una componente, schierati per la battaglia congressuale.
Anche a questo serve la riforma statutaria: a fare in modo che +Europa cessi di essere un “inter-partito” di soggetti indipendenti, per diventare un vero soggetto federale. Anche qui soccorre il parallelo con l’Ue. Nell’Europa intergovernativa non esistono veri cittadini europei. In un’Europa federale tutti i cittadini degli stati membri peserebbero come cittadini europei, non come tedeschi, francesi, italiani, spagnoli, polacchi… e gli stati avrebbero un proprio peso definito, senza occupare come avviene oggi la parte maggioritaria dello spazio del potere europeo. Mutatis mutandis, lo stesso dovrebbe accadere in +Europa.
3. Irresponsabilità finanziaria
La fretta e furia di sbarazzarsi della noiosa questione statutaria ha portato anche all’adozione della quota di iscrizione a 50 euro, cifra inizialmente proposta come quota aggiuntiva all’iscrizione ad un soggetto costituente. Anche in questo caso ha prevalso un fenomeno classico da Europa intergovernativa, con gli stati membri che lesinano le risorse per le istituzioni comuni, in nome della propria “sovranità” e di fatto si disinteressano del finanziamento delle sue funzioni. Il risultato è che nessuno dei soggetti costituenti ha procurato vere risorse a +Europa e l’onere del finanziamento delle campagne elettorali e di quel minimo di struttura esistente è stato implicitamente assegnato a Emma Bonino. Questo meccanismo ha funzionato, cioè disfunzionato, pure nell’ultima campagna elettorale, dove l’accordo elettorale con una serie di soggetti – Italia in Comune, socialisti, repubblicani…– non ha comportato il versamento di un solo euro da parte dei soggetti aggregati per la campagna comune.
La cosa più surreale sul piano della irresponsabilità finanziaria è stata la decisione quasi unanime della Direzione di +Europa (con due soli voti contrari) di non riaprire le iscrizioni dopo il congresso di gennaio e di prorogare la validità delle iscrizioni, pure formalmente contestate come false e irregolari da una parte della Direzione, fino al 1 gennaio del 2020.
In questo quadro, nessuno degli eletti nazionali e regionali, a parte Emma Bonino, si è fatta carico di coprire con le risorse legate al proprio mandato una parte delle spese di personale e funzionamento della struttura di +Europa.
Il risultato è che +Europa a fine giugno non avrà più un euro in cassa.
Anche l’irresponsabilità finanziaria – che non è addebitabile all’amministratrice che ha sempre posto il problema, venendo letteralmente ignorata – è semplicemente il riflesso di un disimpegno o di una partecipazione condizionata dei suoi soggetti costituenti, che sono ancora i soggetti di controllo, alla sua vita interna.
4. Gli obiettivi e le campagne politiche
Il venire meno della fiducia ha contribuito anche ad impedire la tenuta di dibattiti aperti, franchi, anche duri, sull’impostazione politica complessiva, sulle priorità politiche, sui contenuti, favorendo invece la logica delle bande contrapposte in lotta per l’affermazione di un proprio “potere”. In soldoni, sul nulla. Questa guerra di posizione interna ha favorito un dibattito politico ridotto a una mera discussione, tutta teorica, su possibili alleanze, e non sui contenuti, sulle proposte, sulle iniziative militanti e politiche degli iscritti e degli eletti di +Europa.
Le iniziative che sono state proposte – poche – sono state per lo più ignorate. Quelle poche che sono state deliberate – “Libera spesa”, in materia di commercio, “Figli costituenti” sulla sostenibilità delle politiche pubbliche e sulla costituzionalizzazione del principio di equità intergenerazionale, nonché quelle sulla creazione di un esercito europeo comune, sulla trasformazione del Consiglio in un Senato europeo, sulla creazione di una televisione pubblica europea, sull’elezione diretta del Presidente della Commissione europea, sull’apertura del processo di adesione dell’Ucraina all’Unione, sono state sostanzialmente abbandonate al proprio destino.
Il paradosso è che anche chi ha lamentato l’assenza di un dibattito o di iniziativa politica ha limitato il dibattito e l’iniziativa a questa lamentazione, oppure, come nel caso di Marco Cappato, ha ritenuto che dibattito e iniziative andassero programmaticamente svolte in un ambito esterno a +Europa.
La forma è sostanza, i mezzi prefigurano i fini
Continuo a ritenere che il progetto +Europa fosse portatore al suo esordio e sia tuttora potenzialmente portatore di due cose rivoluzionarie.
In primo luogo, il convergere intorno a una comune analisi della situazione politica italiana ed europea di soggetti di estrazione e storia, molto diversa. Anche l’allargamento di questo progetto nelle ultime elezioni europee ad altri soggetti deve potere sfociare, se verrà richiesto, in veri accordi federativi.
In secondo luogo, l’apertura di questo soggetto ad individui, a singole persone che si riconoscevano in questa analisi ed in questo progetto di creazione di un soggetto politico nuovo, federativo di soggetti organizzati e di singoli individui.
Per queste ragioni ritengo che +Europa debba fare un’inversione di rotta che dia delle risposte adeguate alle quattro priorità sopra elencate.
L’autonomia
La questione dell’autonomia di +Europa rispetto ad altri soggetti politici deve essere riaffermata attraverso il lancio, da subito, della raccolta firme in vista della presentazione di liste autonome in caso di elezioni anticipate. +Europa esisterà come soggetto politico solo se si presenterà alle prossime elezioni e potrà presentarsi, a regole date, solo raccogliendo le firme per una presentazione autonoma. Chi ha seguito le polemiche relative alle precedenti elezioni politiche sa che, in base a una interpretazione surreale e incostituzionale data dal Ministro Minniti a una norma confusa della legge elettorale, se +Europa, che non dispone dell’esenzione dalla raccolta firme, volesse allearsi con una forza politica esente dovrebbe aspettare l’elenco dei candidati della forza alleata per iniziare e concludere la raccolta firme.
Quindi dovrebbe aspettare di non avere più tempo per raccogliere le firme, per iniziare a raccoglierle! Visto dunque che si tratta di 750 firme (in caso di elezioni anticipate) per ciascuno dei 63 collegi plurinominali della Camera, aspettare il momento dello scioglimento delle camere per iniziare a fare le liste e a raccogliere le firme significa semplicemente decidere, in anticipo, la non presentazione alle elezioni. E dunque lo scioglimento di +Europa.
La fiducia
Per quanto riguarda la fondamentale questione del ristabilimento della fiducia fra i soci fondatori e fra gli iscritti, ritengo imprescindibile una modifica dello Statuto che preveda un tesseramento centralizzato di tutti gli iscritti, sia che essi siano iscritti solo a +Europa, sia che essi siano iscritti anche a uno dei soggetti federati. In altre parole, tutte le iscrizioni dovrebbero essere indirizzate alla tesoreria di +Europa che ne riverserebbe, dopo verifica, una quota ai soggetti federati. Così il peso interno di un soggetto federato, sia rispetto alla platea congressuale che rispetto agli organi dirigenti, sarebbe certificato oggettivamente, ma soprattutto si eviterebbe il fenomeno, che ha avuto le conseguenze che abbiamo visto, di un soggetto che fa iscritti “a pacchetto” direttamente a +Europa con le proprie risorse interne. Sempre sulla questione della fiducia è necessario rendere esplicito che +Europa non è una gabbia dalla quale non si può uscire, inserendo nello Statuto una clausola che precisi le modalità di uscita di un soggetto federato.
Non è obbligatorio federarsi a +E, e non è obbligatorio rimanere federati, ma la federazione deve essere una cosa seria: un impegno, non una rendita.
La responsabilità finanziaria
La politica costa e si possono immaginare tutti gli strumenti più innovativi – dal crow funding alle vere e proprie sponsorizzazioni delle campagne politiche – ma bisogna partire dal punto ineludibile della responsabilità di iscritti, dirigenti, eletti e soggetti costituenti rispetto alla vita organizzata di +Europa. L’iscrizione non può essere, né per importo, né per finalità, come è purtroppo avvenuto, un semplice ticket di partecipazione al Congresso. L’accordo di federazione di soggetti collettivi non può essere gratis. Gli eletti vanno considerati, di per sé, finanziatori del progetto che rappresentano nelle istituzioni, avendo risorse di cui non dispongono la generalità degli iscritti.
Ma bisogna in primo luogo riavviare la vita interna riaprendo la campagna di iscrizioni per il 2019 e azzerando le iscrizioni versate prima della tenuta del Congresso di gennaio 2019.
Le campagne politiche
+Europa non può essere solo un soggetto elettorale. Deve diventare un luogo di elaborazione politica e lo strumento di campagne politiche su obiettivi precisi, sia “nazionali” che “europei”. Tra le mozioni presentate al Congresso e approvate in Assemblea ci sono temi e proposte che costituiscono una buona base di partenza.
Ma anche in questo caso, a fare la differenza tra un’iniziativa e una non-iniziativa è solo la volontà di farla o di non farla.
E ora?
Procedere ora solo alla nomina del presidente, dei vicepresidenti, del tesoriere significherebbe semplicemente continuare sulla strada sbagliata, giocare con “numeri interni” che non rappresentano in nulla i “numeri esterni” di +Europa, scambiare una realtà tutto sommato misera con un potenziale decisamente migliore. Sappiamo perfettamente che gli equilibri e le compatibilità politiche interne non favoriscono una “moratoria”. Ma penso anche che quando l’autoreferenzialità politica soppianta qualunque considerazione strategica le decisioni democratiche, formalmente legittime, diventano politicamente sterili e suicide.
Molto meglio procedere a un congelamento di fatto della vita statutaria affidando al segretario, al presidente attuale (o a un nuovo), all’amministratore-tesoriere attuale (o uno nuovo), coadiuvato dall’attuale Direzione il compito di conseguire i seguenti obiettivi: la tenuta di un congresso anticipato da convocare, al massimo, entro l’anno, compatibilmente con le eventuali e possibili elezioni politiche anticipate; l’organizzazione della raccolta firme per la presentazione delle liste; l’organizzazione della campagna di tesseramento 2019 sulla base della quale sarà organizzata la partecipazione al congresso straordinario; la preparazione di un nuovo statuto da sottoporre all’Assemblea Nazionale prima della tenuta del prossimo congresso; l’organizzazione delle campagne politiche già adottate.
Per me queste sono le condizioni indispensabili per proseguire il progetto di +Europa, come alternativa al governo gialloverde, ma anche come forza diversa rispetto agli altri partiti dell’attuale opposizione.
Chi ritiene che questi obiettivi di autonomia, responsabilità, fiducia e capacità di iniziativa siano troppo ambiziosi per il progetto di +Europa o troppo vincolanti o poco convenienti per i suoi soggetti costituenti può onestamente passare la mano. Ma sarebbe irresponsabile se – forte di numeri che non rappresentano niente – sbarrasse la strada a chi vuole proseguire sulla strada indicata.
Notes:
- Luuk Van Middelaar, “Quand l’Europe improvise”, Le Débat Gallimard 2018, p.339, nostra la traduzione ↩
Per quel che può valere il mio parere di semplice elettore, direi che è quasi tutto giusto, condivisibile (laddove non sia già totalmente condiviso e fatto presente da tempo). Qualche dubbio in più sul paragone con il federalismo UE (in generale) e (nello specifico) con la difficoltà di tenere in piedi una federazione in cui si può entrare e uscire. Temo, o dovrei piuttosto dire che sono convinto, che rimarrà inascoltato dai vertici di +Europa. Come accade con gli incroci di piante, i geni che vengono fuori possono essere i migliori o i peggiori: mi pare che quelli di +Europa le abbiano fatto ereditare le caratteristiche negative dei soggetti fondatori (il settarismo, l’intrallazzo, l’elitarismo) e nemmeno uno dei pregi politici che si volevano ottenere. Vedremo presto se si vuole correggere l’andazzo
L’articolo di Olivier Depuis sul Blog l’Européen, “Per il rilancio di +Europa” è acuto e in buona parte condivisibile ma ha a mio parere manca di coraggio nel proporre soluzioni chiare ai giusti problemi sollevati.
Ha fondate ragioni Olivier quando parla della “questione della fiducia o della sfiducia tra i soci fondatori di +Europa” e della mancata “cessione di sovranità” fra i soggetti federati con la difficoltà di far decollare +Europa come un soggetto politico autonomo per le “riserve sovraniste” dei soggetti federati.
Dobbiamo pretendere una risposta rapida e diretta dai soggetti federati: credete ancora e volete fra proseguire e sviluppare +Europa?
Se la risposta è SI, occorre che i soggetti fondatori aprano immediatamente l’adesione a + Europa a tutti quei soggetti politici (socialisti, verdi, democratici, comunardi e così via) che vogliano costruire assieme a noi un partito europeista liberale democratico al centro dello schieramento politico italiano e che si sono avvicinati a +Europa in questi ultimi mesi elettorali.
Fatte queste confluenze, tutti questi partiti federati, fondatori e non, devono fare un passo di lato riconoscendo +Europa come unico comune soggetto politico e mettendo in “aspettativa reale” se non chiudendo le “case madri.”
Dovrà essere aperto contestualmente un nuovo tesseramento individuale fino al 31 dicembre 2019, valido per il Congresso anticipato del 2020, che si dovrà tenere per mozioni politiche e non con la farsa di liste generiche e variopinte che hanno creato divisioni congressuali ai fini di potere sui commi del nuovo Statuto e non sui programmi politici e peggio ancora sul nome del Segretario separato da ogni chiara scelta politica.
La seconda grande questione sollevata da Olivier e cioè “ il ruolo degli iscritti” e dei “Gruppi di +Europa che si sono costituiti e che rimangono il solo strumento di iniziativa militante disponibile…che si sia sottratto alla logica del manuale Cencelli”, va affrontata con coraggio ed innovazione.
Per dare spazio e protagonismo ai singoli iscritti occorre dare organizzazione e rappresentanza politica ai Gruppi, sottraendo +Europa alla infelice concezione radicalizzante che contano solo le elezioni nazionali e europee e quindi la politica si fa solo a Roma e a Brusselles.
Creare un consenso elettorale stabile ed esteso chiamando a raccolta simpatizzanti e votanti solo due volte ogni cinque anni, alle elezioni nazionali e a quelle europee è pura follia radical chic.
I Cittadini sono molto sensibili alla gestione dei territori delle proprie Regioni, Province e Comuni e vogliono scegliere e controllate gli amministratori locali che decidono molti più problemi della vita delle proprie famiglie dei Parlamentari nazionali ed europei.
Dobbiamo creare un partito vecchia maniera? degli assessori? Assolutamente No! Dobbiamo avere Gruppi snelli e molto web-presenti ed attivare gli iscritti che si rapportino giornalmente con i cittadini ed i loro problemi, che partecipino alla vita sociale delle proprie comunità, che propongano e sostengano soluzioni locali per migliorare la vita.
Come farlo? “Inventare” forme nuove e light per queste strutture è tema vero del dibattito di +Europa.
Voglio portare un esempio concreto: A Lucca, dove abbiamo raggiunto alle Europee il 4,50% abbiamo sperimentato, nel vicino Comune di Capannori 45.000 abitanti, una lista +Capannori, con pochi iscritti a +Europa e molti giovani appartenenti a gruppi spontanei ambientalisti a sostegno di un Sindaco PD molto distaccato dal partito…anzi quasi eretico, riconfermato con oltre il 55% dei consensi, mentre nelle contemporanee elezioni europee il centro destra a guida Salviniana aveva superato il 52% dei consensi.
La lista + Capannori ha preso più del 6% dei voti, eletto due giovani consiglieri, nessuno dei quali di +Europa e il Sindaco ha nominato a Vice Sindaco un giovanissimo indipendente di poco più di vent’anni che ha raccolto 700 preferenze su 1500 voti della nostra lista e che aveva già avuto un positiva esperienza amministrativa.
Non abbiamo ricercato ne realizzato alcuna posizione di potere, ma abbiamo dimostrato che +Europa è dentro i problemi del Territorio ed ha contribuito a eleggere giovani indipendenti che credono nell’Europa unita e che potranno portare nel Comune una ventata di freschezza e di rinnovamento sui temi ambientali cosi cari a noi tutti.
Nello stesso tempo abbiamo avuto la prova che sui problemi concreti dei territori si può contrastare e battere l’onda populista che ha gioco facile nel vendere il libro dei sogni a livello nazionale, anche nella stessa cabina elettorale.
Francesco Colucci Lucca, per il Blog “Riformisti per +Europa” https://riformistiperpiueuropa.blogspot.com/